Qualche anno fa un amico mi accusò di essere snob perché dissi di non guardare mai la televisione, e nella fattispecie il Festival di Sanremo.

Ogni anno si pone lo stesso problema... l’avvicinarsi di un evento del quale non mi interessa un bel nulla. Non l’ho mai guardato da bimba, perché a casa mia non si guardava, non l’ho mai guardato da ragazzina, quando la musica era bella, a maggior ragione non lo guarderei mai oggi che la musica italiana è diventata inascoltabile.
Sono snob? Forse. Mi perdo qualcosa? Forse.
Fatto sta che rimanere incollata 5 giorni davanti al televisore, per ore ed ore a veder passare persone che per la maggior parte non conosco e di cui non interessa nulla, mi annoia a priori. Noia, più che snobbismo.

Però mi diverto da morire a leggere, quasi sempre il giorno dopo, i commenti degli altri, sui social. Persone che conosco e che stimo, che criticano con attenzione tutti i minuti, incollati allo schermo. Criticano cantanti, vestiti, atteggiamenti, rughe, scarpe, pelli cadenti, performance, colori, simpatie, siparietti, pettinature, ed in fondo, ma molto in fondo anche le canzoni. Come se invece del festival della canzone fosse in mostra il costume moderno, il mondo moderno, la vita moderna. Ed attraverso i loro commenti vedo in tutto il suo orrore la sagra dell’apparire, il triste risultato della tv e dei giornaletti scandalistici di oggi, e pare di essere alla festa della porchetta arricchita di sbrilluccichi e lustrini.

Di solito, attraverso i commenti, riesco anche ad azzeccare il vincitore, o mal che vada il mio “cavallo” è sempre nella terzina vincente. Indovino il vincitore di una gara sonora che non ho seguito, individuo il vincitore tra canzoni che non ho ascoltato, e che raramente ascolterò, perché poi non sento mai la radio. O mi capita di sentirle a mesi e mesi di distanza, e di riconoscerle solo per il titolo (tranne in caso di clamorosi successi, ma mi pare che siano davvero casi rari). E questa dovrebbe dirla tutta su quanto sia la kermesse dell’apparire, più che il Festival della Canzone Italiana.


Mi accorgo invece, che gli appassionati in questi giorni perdono ogni ironia. Si sentono in dovere di difendersi da inesistenti attacchi, come se non fosse un loro diritto godersi quello che più gli piace (e per il quale pagano). State sereni, godetevi questa festa senza curarvi di me, e di quei (pochi) come me, senza accusarci di inesistente snobbismo.
San Remo - Panorama

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